Lasciare al paesaggio il compito di accompagnarci in un viaggio attraverso la storia dell'uomo può rivelarsi, nel caso del Parco dei Colli Euganei, un'esperienza suggestiva e ricca di piacevoli sorprese. La particolare configurazione geomorfologica e il vario panorama di risorse naturali presente sui Colli Euganei ha in diversa misura condizionato l'insediamento umano nel corso dei secoli.
Dalle più antiche tracce risalenti alla preistoria fino ad arrivare ai vivaci paesi e ai ricchi comuni dei giorni nostri, possiamo riconoscere all'interno del comprensorio euganeo un palinsesto completo della storia dell'uomo.
Le prime testimonianze di popolamento riferibili al Paleolitico (200.000-10.000 anni fa) interessano i pianori di mezza costa del settore occidentale dei Colli, riparati dalle correnti fredde ed esposti al sole per buona parte della giornata. In questa fase l'uomo dipendeva completamente dall'ambiente naturale. Piccoli nuclei familiari conducevano qui una vita nomade all'aperto, in ripari sotto roccia o in grotta, dediti innanzitutto a soddisfare le esigenze primarie e, dunque, strettamente legati alla presenza di fauna da cacciare, abbondanza di frutti spontanei e di risorse idriche facilmente accessibili. Tracce archeologiche più consistenti e di grande valore scientifico sono riferibili al Neolitico (4.500-3500 a.C. circa), presso siti come Le Basse di Valcalaona, stazione ai piedi del versante occidentale dei Colli, e Castelnuovo di Teolo, uno dei più importanti siti neolitici di tutto il Veneto, collocato in posizione strategica, aperto verso la pianura e riparato a sud da una parete rocciosa a strapiombo. Le conoscenze e le capacità sviluppate dall'uomo neolitico gli consentono di calarsi nei ritmi della natura e dominarne alcuni aspetti, passando così da un'economia di sussistenza ad una di tipo produttivo. L'uomo si scopre agricoltore e allevatore e di conseguenza si organizza in villaggi stabili, dei quali rimangono tracce poco visibili agli occhi dei profani e interpretabili solo dagli esperti. Strumenti in pietra lavorata, osso e corno, e frammenti di vasi di ceramica sono quanto ci rimane di questi primi abitatori stanziali dei Colli.
Assai ricco il panorama offerto nel corso dell'Età del Bronzo (2300-900 a.C. ca.), epoca che subisce le conseguenze di un grande cambiamento climatico, caratterizzato da un caldo molto secco. Forse anche in ragione di ciò l'insediamento predilige tendenzialmente le zone basse e umide all'interno delle valli e le sponde degli specchi lacu-palustri, nelle quali si sviluppano insediamenti su palafitte come quello del Laghetto della Costa di Arquà, nel versante sud-orientale dei Colli.
L'Età del Ferro (900-200 a.C.) vede pressoché spopolati i pendii collinari a vantaggio della pianura, dove si registra un consistente insediamento organizzato in grossi centri riferibili alla civiltà dei Veneti antichi. Quest'epoca è, infatti, splendidamente testimoniata a Este, sito di primaria importanza, allora attraversato dal fiume Adige che costituiva una fondamentale arteria di scambio. Qui sono stati riconosciuti i resti dell'abitato, composto da case in argilla e legno, cinto da una fascia di necropoli e da aree sacre. I manufatti più rappresentativi della cultura veneta antica sono conservati presso il Museo Nazionale Atestino e di particolare interesse risultano quelli provenienti dai corredi delle ricche tombe di esponenti delle famiglie più agiate, in quanto vi compaiono testimonianze di rapporti con altre realtà culturali coeve, come ad esempio gli Etruschi, i Greci e le popolazioni nord-alpine. Allora come oggi, da qualunque direzione provenisse un viaggiatore era possibile individuare l'inconfondibile profilo di queste colline formatesi milioni di anni fa.
I Colli, fin dai primordi, hanno costituito, dunque, una componente essenziale del paesaggio veneto, come abbiamo modo di leggere anche nelle pagine degli storici antichi. Primo tra tutti il patavino Tito Livio, che nel suo racconto fa scorgere in lontananza i caratteristici rilievi agli Spartani di Cleonimo mandati in esplorazione nella zona, dopo lo sbarco sulle coste dell'Adriatico. Il lento processo di integrazione che fece seguito ai primi contatti dei Veneti con i Romani nel corso degli ultimi due secoli del primo millennio a.C., portò ad un completo cambiamento delle modalità di insediamento: tracciati stradali carrabili in pietra, edilizia monumentale pubblica e privata, centuriazione dei campi. Conservano ancora importanti tracce di questo passato i centri di Ateste (Este) e Montesilicis (Monselice), mentre particolare interesse riveste ora l'ambito termale. Sfruttato già nel corso dell'Età del Ferro e apprezzato poi dagli imperatori romani, è ben rappresentato dai resti di strutture ancora visibili ad Abano e Montegrotto, dove gli scavi archeologici sono tutt'ora in corso da parte dell'Università di Padova in collaborazione con la Soprintendenza del Veneto.
Dopo un periodo di relativo abbandono dei Colli e con la caduta dell'Impero Romano, riconosciamo in questo territorio l'ultimo baluardo che si oppose alle invasioni barbariche: il castrum Montis Silicis, Monselice, roccaforte in posizione di confine tra l'esarcato bizantino e il territorio longobardo, che prima di cadere nel 602 d.C. si oppose strenuamente alla conquista del territorio patavino da parte del re Agilulfo. Evento certo di non secondaria importanza è poi la "rotta della Cucca" (589 d.C.), il diluvium ricordato da Paolo Diacono, catastrofica alluvione in seguito alla quale si disattiva il ramo settentrionale del fiume Adige che lambiva il territorio euganeo. In questo periodo di generale crisi il rado popolamento dei Colli trova corrispondenza nell'aumento dei terreni riconquistati dai boschi e dagli animali selvatici, e nei terreni lasciati per lo più incolti o impaludati.
Con la Rinascita dell'anno Mille si inaugura un capitolo nuovo dell'insediamento sui Colli: vengono eseguiti disboscamenti e importanti interventi di bonifica, in particolare da parte dei monaci benedettini, vengono edificate l'Abbazia di Praglia e l'Abbazia di Carceri, l'Eremo del Monte Rua (1339) e il Monastero degli Olivetani, di cui ancor oggi sono visibili i suggestivi ruderi. Nascono ora splendidi borghi come Arquà Petrarca, eletta dimora degli ultimi anni dal grande Poeta, insieme a castelli e fortificazioni posti sui luoghi elevati. In questo periodo anche le attività artigianali rinascono a nuova vita e troviamo testimonianza dell'attività di tavernieri, fabbri, tessitori, sarti come pure di giudici e notai.
Al dominio dei Carraresi succede nel Quattrocento quello della Repubblica Veneta. Le famiglie della nobiltà veneziana pongono le loro fastose dimore sui Colli e ne acquistano la maggior parte dei terreni; intensificano l'estrazione della trachite a scopo edilizio e impostano circuiti di canali tuttora navigabili. Tra il 1500 e il 1700 il panorama delle residenze signorili, che consente di annoverare anche progetti di Andrea Palladio, si arricchisce grazie alla mirabile opera di artisti come Falconetto. Tra i gioielli architettonici meno noti, a Valnogaredo ricordiamo Villa Contarini Piva, costruita nel Cinquecento e rielaborata nel Settecento, che conserva affreschi di J. Guarana. E ancora si pensi al Catajo, a Battaglia Terme, originalissimo progetto che fonde insieme i caratteri della Villa castello e della fortezza, ricco di affreschi che ne decorano gli interni.
Mirabile esempio di architettura barocca, che riscopriamo sempre con meraviglia, è Villa Barbarigo a Valsanzibio, con i suoi splendidi giardini all'italiana. Vediamo, dunque, che i Colli Euganei hanno fornito attraverso i secoli un esempio unico di continuità d'insediamento che vede nel peculiare approccio instaurato tra l'uomo e l'ambiente, uno scambio vicendevole che non ha mai portato il primo a snaturare il secondo, pur trasformandolo talvolta anche in modo assai invasivo.
Leave the task to the landscape of bringing us in a journey through the history of the man, can be, in the case of the Park of the Euganean Hills, a striking experience full of pleasant surprises. The particular geomorphological mapping and the wide-ranging panorama of natural resources on the Euganean Hills have in different manners influenced the human settlement across the centuries. From the most ancient traces dated back to prehistoric times up to the lively towns and the rich cities of today, we can see inside the district of the Euganean Hills a complete palimpsest of human history.
The first traces of settlements related to the Palaeolithic (200.000-10.000 years ago) involve the plains of half of the Hills western coast area, sheltered from cold draughts and exposed to the sun for most part of the day. During this phase the man completely depended on the natural environment. Small family units led in this place an outdoor nomadic life, sheltered under rocks or in caves, committed first of all to satisfy their primary needs, and so closely connected to the presence of animals to be hunted, abundance of natural fruit and easily accessible water resources. More significant archaeological traces with a great scientific value can be related to the Neolithic (4.500-3.500 b.C. approx.), near sites such as Le Basse of Valcalaona, settlement on the slopes of the western side of the Hills, and Castelnuovo of Teolo, one of the most important Neolithic sites of Veneto, located in a strategic position, open to the plain and sheltered on the south by a sheer rock face. Knowledges and abilities developed by the Neolithic man allow him to deep into the rhythms of nature dominating some of its aspects, changing from a subsistence economy into a productive economy. The man discovers to be a farmer and a breeder and for this reason he organizes his life in permanent villages, which left traces barely visible to the profane eyes and that can only be interpreted by experts. Worked stone, bone and horn tools, and ceramic pot fragments are all that remains of these first inhabitants settled on the Hills. The panorama offered during the Bronze Age (2300-900 b.C. approx.) is very rich, this is an age which suffers the consequences of a big climatic change, characterized by a very dry heat. Maybe this also is the reason why the settlement basically prefers the humid and lower areas inside the valleys and the shores of the lake-marshy stretches, in which pile-dwelling settlements, such as that of the Little Lake of the Arquà Coast, on the south-eastern side of the Hills, develop. The Iron Age (900-200 b.C.) sees the hill slopes almost completely depopulated in favour of the plain, in which a substantial settlement organized in big centres related to the ancient Venetian civilization. This age is in fact superbly shown in Este, site of primary importance, crossed at that time by the river Adige which was the main trade exchange artery. In this site, the ruins of the inhabited centre, consisting of wooden and clay houses, surrounded by a series of necropolis and sacred areas, has been discovered. The most representative handmade products of the ancient culture in Veneto are preserved in the Atestino National Museum and particularly interesting are those coming from the equipment of the rich graves of representatives of the most well off families, since relationships with other contemporary cultural realities, such as for example the Etruscans, the Greeks and the north alpine populations, are evidenced. Then as now, whatever direction the traveller took, it was possible to identify the unmistakable shape of these hills formed millions years ago. The Hills, from its origin, have been an essential component of the Venetian landscape, as we can also read in the pages of the ancient historians. First among all is the Paduan Tito Livio, who in his tale lets the Spartans of Cleonimo, sent scouting in that area after the landing on the Adriatic coasts, glimpse in the distance the typical reliefs. The slow integration process which followed the first contacts of the Venetians with the Romans during the last two centuries of the first millennium b.C., led to a complete change in the settlement methods: stone driveways, public and private monumental buildings, centuriation of the fields. Centres such as Ateste (Este) and Montesilicis (Monselice) still preserve important traces of this past, while particularly interesting is now the thermal field. Already exploited during the Iron age and appreciated by the roman emperors, it is well represented through the ruins of structures visible in Abano and Montegrotto, where the archaeological excavations, carried out by the University of Padua in collaboration with the Superintendency of Veneto are still in progress. After a limited period of neglect and following the fall of the Roman Empire, we can identify in this territory the last bulwark which opposed to the barbarian invasions: the castrum Montis Silicis, Monselice, a stronghold positioned on the boundary between the byzantine exarchate and the longobardic territory, which, before its fall in 602 a.C. strenuously opposed to the Paduan territory conquest by the king Agilulfo. An event not less important is the "breach at Cucca" (589 a.C.), the diluvium recalled by Paolo Diacono, a catastrophic flood as a consequence of which the northern branch of the river Adige, that surrounded the euganean territory, became unusable. During this period of general crisis, the sparse population of the Hills matches with the increase of the lands retaken by woods and wild animals, and with the lands which were mostly left uncultivated or to turn into a swamp. Through the Renaissance of the eleventh century a new chapter of the settlement on the Hills started: deforestations and important land reclamation operations are carried out, in particular, the Abbey of Praglia and the Abbey of Carceri, the Hermitage of Mount Rua (1339) and the Monastery of the Olivetani, whose suggestive ruins are still visible today, are built by the Benedictine monks. Splendid villages rise in this period such as for example Arquà Petrarca, which has been elected residence by the great Poet during his last years, together with the castles and fortifications located on higher places. This is also the period in which the handicraft activities discover a new life and we can find traces of the activity of tavern-keepers, blacksmiths, weavers, tailors as well as judges and notaries.
To the dominion of the Carraresi, that of the Venetian Republic succeeds in the XV century. The families of the Venetian nobility place their sumptuous residences on the Hills and buy most part of the lands; they increase the extraction of trachyte for building purposes and create a network of canals which are still navigable. Between the XVI and the XVIII century the panorama of the stately residences, which also allows numbering designs by Andrea Palladio, enhances thanks to the marvelous work of artists such as Falconetto. Among the less well known architectonic jewels, in Valnogaredo we can mention Villa Contarini Piva, built in the XVI century and renovated in the XVIII century, which preserves frescoes by J. Guarana. Furthermore, think about the Catajo, in Battaglia Terme, very original design which blends the characteristics of the castle Villa with the fortress, full of frescoes decorating its interiors. An admirable example of baroque architecture, that always amazes us, is Villa Barbarigo in Valsanzibio, with its marvelous Italian gardens. So, it is clear that the Euganean Hills provided through the centuries a unique example of settlement continuity which sees in the particular approach established between man and nature, a mutual exchange which never brought the first to corrupt the last one, even transforming it, sometimes, in a very invasive way.
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